Valter, il Parkinson e la sua storia
Immaginate di voler imparare a suonare uno strumento, anzi tre. Immaginate ora di decidere di cimentarvi in uno sport d’acqua come la canoa, cui aggiungete il catamarano e il windsurf. Pensate ora di desiderare l’ebbrezza del volo in aliante e l’adrenalina del lancio in paracadute. Non contenti decidete che la pittura fa al caso vostro. Immaginate di fare tutto questo e una vita soltanto non vi basterà. Non per Valter, all’anagrafe Valter Zerbato, 63 anni, da quattro in compagnia del Parkinson e icona del Parkinson Cafè ovvero del malato che non si arrende e ricerca, con successo, nuove esperienze di vita.
Lo incontriamo al Cafè, punto di ritrovo bisettimanale obbligato e desiderato, per un racconto a ruota libera di una vita ricca di stimoli ed esperienze. Ne emerge un ritratto forte, mai pago di ciò che la vita può offrire e soprattutto che non si arrende agli ostacoli che la stessa gli pone di traverso, incurante della forza interiore che lo muove.
Il Parkinson da un ostacolo, un’opportunità
E uno di questi ostacoli è stata sicuramente la Malattia che, subdola come solo il Parkinson sa essere, si è insinuata al momento del meritato riposo dopo una vita di lavoro come venditore di ricambi auto.
“Tutto è iniziato con un banale dolore alla spalla, cui sono seguiti i consueti trattamenti con infiltrazioni. Fino a che altri sintomi hanno fatto capolino, come il piede che si trascinava. Pochi ulteriori accertamenti e il responso non lascia scampo: Parkinson. Oggi lo sento arrivare nella mano sinistra… ma almeno ha capito che la destra non si tocca!”.
Se pensate che questo abbia fermato Valter vi sbagliate. La malattia, anzi, ha fatto emergere tutta la carica che ha sempre caratterizzato la sua vita.
“La passione per la musica fa parte della mia vita; così nel 1999 insieme ai vecchi compagni di scuola abbiamo ridato vita ad un complesso che avevamo fondato proprio tra i banchi. Tra gli strumenti che suonavo appunto il piano, la chitarra e il sassofono. Agli inizi il rock era il nostro stile poi abbiamo virato su autori come Santana o Eric Clapton che più si avvicinavano al nostro sentire”. Come tutti i complessi che si rispettano prove regolari una volta a settimana, prima nel pomeriggio quando ancora qualche membro della band era al lavoro e poi, a pensione acquisita per tutti, incontro al pomeriggio nella quiete di un’ex osteria di sua proprietà oggi vero e proprio laboratorio di idee… e di pittura.
Reagire al Parkinson
Perché Valter reagisce in modo tutto suo alla malattia di Parkinson: si iscrive all’Università degli anziani e qui frequenta un corso per la comprensione delle opera d’arte. “Mi ha aperto la mente, mi ha fatto apprezzare dettagli che mai avrei potuto cogliere. Ho così deciso di iscrivermi ad un corso i pittura dove all’inizio mi cimentavo in nature morte… il problema era che quando arrivavo a casa ne dipingevo a pacchi, in velocità; ogni dettaglio era già nella mia mente e aveva soltanto bisogno di uscire, tanto che l’insegnante mi ha confessato che di solito gli allievi impiegano una decina d’anni per arrivare a questo risultato!”. Da quel momento Valter si avvia verso una sperimentazione artistica tutta sua che lo porta a riprodurre le opere di Monet, Manet, Picasso, Delacroix. Sarà poi un amico a consigliargli di concentrarsi su dipinti di grandi dimensioni. Nasce quindi il filone dei ritratti e degli strumenti musicali dove i colori emergono in tutta la loro forza, il tutto utilizzando la tecnica del compasso per delineare i punti di riferimento intorno ai quali creare l’opera, una tecnica in auge presso gli antichi greci e ripresa poi dal Canova.
I prossimi progetti contemplano dopo l’estate una mostra delle sue opere ad Arzignano e una performance artistica giocata sulla dialettica tra musica e pittura in cui l’artista, al tempo della musica, dipinge il ritratto dell’autore suonato in quel momento!
Ad accompagnarlo e sostenerlo in questa esperienza dedicata all’arte c’è sempre la famiglia, la moglie e i due figli di 25 e 30 anni… e naturalmente il Parkinson, che forse ha capito che deve starsene un po’ in disparte, esserci sì, ma con discrezione perché la vita artistica di Valter non ammette soste.
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