
Ciò che Franco Pieriboni è oggi lo deve in buona misura al Morbo di Parkinson. Una malattia del movimento che si cura con il movimento. Ma quest’ultimo non è che la punta di un iceberg. Per arrivare a correre le maratone come fa Franco, bisogna partire da un luogo tanto vicino quanto sconosciuto: sé stessi.
Un amico, la scoperta della malattia e un viaggio.
Ma chi era Franco prima della malattia?
Un uomo che aveva lasciato l’Italia, il lavoro presso l’azienda di famiglia alla ricerca di un futuro diverso in Brasile. Una persona come tante, che cercava la propria realizzazione nel lavoro. Un uomo che a soli 49 anni, grazie alla sensibilità di un amico, scopre di avere il morbo di Parkinson.
È a questo punto che Franco capovolge nuovamente la sua vita. Torna in Italia e affronta la malattia affidandosi alle cure degli specialisti: dai medici al supporto psicologico e motorio, fino a quello cognitivo, partecipando al progetto “Stimoliamo la mente” promosso dalla Fondazione Silvana e Bruno Mastrotto. E anche grazie alla frequenza del Parkinson Café, cerca di coinvolgere altri che, come lui, hanno incontrato lungo la strada questa malattia; per farli uscire dall’ombra; per far capire che pur nella malattia possono trovare condivisione e vita.
Riflette molto e legge alcuni libri che lo guidano e lo aiutano a capire che c’era bisogno di un cambiamento. Le persone conosciute in Brasile, gli amici, la famiglia e i professionisti che si sono presi cura di lui, gli hanno insegnato che per essere felice – nonostante il Parkinson – avrebbe dovuto accogliere la malattia come parte di sé.

La malattia come possibilità, una nuova via da percorrere
Inizia così il viaggio di Franco, dal prendere coscienza di sé stesso. Franco ha intrapreso un percorso interiore che l’ha portato a conoscere il nuovo sé: un Franco diverso, cambiato dalla malattia, ma non per questo meno valido, anzi!
Questa è stata la rivelazione: a Franco si aprivano ora nuove opportunità. Ancora una volta, come 15 anni prima quando era partito per il Brasile, gli si prospettava il futuro come una pagina bianca e la possibilità di scriverlo a sua misura.

Ora Franco aiuta la famiglia nella gestione dell’azienda agricola; così può lavorare all’aria aperta, mantenersi attivo fisicamente e mentalmente, seguendo i propri ritmi e rispettando i limiti che la malattia gli impone. L’attività fisica è al centro della sua terapia, come consigliato dai medici. Un impegno che Franco ha preso alla lettera, tanto da partecipare a più di una maratona e ad altre manifestazioni podistiche del territorio.
Un’altra storia di chi, di fronte a un blocco alla vita come può essere il Morbo di Parkinson, ha saputo “ricalcolare il percorso” e trasformare un ostacolo in opportunità, ritrovando il sorriso. Franco ha ripreso la sua vita lungo un nuovo cammino, non programmato certo, ma non per questo meno felice!

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