Dalla macchina da cucire alla bicicletta
Saper osservare una persona, coglierne misure, dettagli, angolazioni per poi cucire su misura un capo non è facile e non è da tutti. Rientra in quelle che oggi chiameremmo soft skills, quelle abilità che che nessuno ti insegna ma che devi avere dentro di te, salvo poi perfezionarti attraverso una buona formazione, Ecco la formazione di Walter è stata la vita e l’attività di famiglia, la sartoria nata a Chiampo nel lontano 1954 in tempi in cui non esistevano centri commerciali e se si voleva sfoggiare un vestito o un abito ben fatto l’unico modo era andare dal sarto. E infatti nella vallata tutti conoscevano l’attività artigianale e l’abilità nel confezionare qualsiasi capo, anche in pelle quando questo è diventato un materiale che plasmerà l’intera comunità.
Una medaglia d’oro per chiudere in bellezza
La storia di Walter Boschetto, classe ’37, 82 anni portati benissimo, racconta di stoffe, ago e filo che si intrecciano per disegnare abiti che paiono cuciti addosso. Ma parla anche di una vita in movimento, non soltanto per far crescere l’attività ma anche per inseguire la passione per le due ruote che lo porterà lontano fino a vincere una medaglia d’oro, il Premio Alemagna nel 1956! “Ho iniziato presto le gare in bici da corsa, la mia passione; quando non ero in sartoria ero in sella dove ho continuato a correre e a gareggiare fino a quando un disturbo fisico non mi appiedato e negli anni 60 ho dovuto lasciare. La bicicletta non certo il movimento. Con mia moglie e le sue sorelle abituate ad andare per sentieri non mi sono fatto mancare le uscite, le camminate e i momenti all’aria aperta”.
Dopo una vita dedicata al lavoro arriva la sospirata pensione, anni di vita davanti in salute da poter condividere per le passioni di sempre con gli amici e con una famiglia molto attiva. Ma il futuro ha in serbo piani diversi e la pensione sarà l’occasione per seguire e assistere la moglie ad affrontare una malattia insidiosa quanto implacabile, la SLA che avrà la meglio 12 anni fa. E da allora Walter si tiene attivo, vede gli amici, non si lascia andare convinto che il peggio ormai sia alle spalle.
“Con gli amici ho sempre mantenuto l’abitudine che avevo con mia moglie di andar a fare delle belle camminate. Ad un certo punto ero sempre indietro, sempre l’ultimo della fila e tutto mi sembrava rallentato. Ho quindi deciso di approfondire la cosa e il mio medico mi ha inviato subito dal neurologo che altrettanto immediatamente ha capito cosa mi stava succedendo“. Il Parkinson ha bussato alla sua porta due anni fa ma Walter non si è lasciato abbattere. Ha ridimensionato le uscite ma ha anche organizzato la sua vita in modo tale da riempire la lentezza dei movimenti con un tempo nuovo: il giornale, le chiacchiere con gli amici in piazza, un po’ di televisione e di riposo e poi il Parkinson Café, un appuntamento costante dove muoversi, incontrare i nuovi amici e mantenersi in forma.